Utopia

Pagani, Atto III

L’alchimia del piacere, l’equazione della bellezza…Questo doveva essere la nuova hypercar Pagani. Horacio Pagani aveva le idee chiare su che cosa dovesse rappresentare, ma preferì chiedere ai suoi migliori clienti, a coloro che attendono con entusiasmo ogni sua creazione, di esprimere i propri desideri. Avevano già automobili dalle prestazioni straordinarie, che cosa mancava ancora?

 L’alchimia del piacere, l’equazione della bellezza…Questo doveva essere la nuova hypercar Pagani. Horacio Pagani aveva le idee chiare su che cosa dovesse rappresentare, ma preferì chiedere ai suoi migliori clienti, a coloro che attendono con entusiasmo ogni sua creazione, di esprimere i propri desideri. Avevano già automobili dalle prestazioni straordinarie, che cosa mancava ancora? 

Due le parole che ritornano nelle loro risposte: semplicità e piacere di guida. E allora ecco che lo sviluppo del nuovo progetto C10 va in controtendenza rispetto ai trend del momento. Niente alimentazione ibrida, niente batterie pesanti, solo un esuberante motore V12. Nessun sistema a doppia frizione, solo un puro cambio manuale o sequenziale a sette rapporti. 

 Tutto questo per offrire un’auto che mette al centro il suo guidatore, una hypercar che risponde al meglio a ogni sua azione creando una perfetta sintonia tra uomo e macchina, una ricerca che si trasforma in puro piacere di guida, un’esperienza “classica” definita in modo nuovo. 

Quale nome poteva racchiudere e interpretare obiettivi così ambiziosi? Utopia… Per il filosofo Thomas More, nel 1516, Utopia era un luogo ideale che non esisteva e da allora questo nome indica luoghi soltanto immaginati, sognati. Ma per coloro che plasmano il proprio futuro, per i creativi visionari, l’utopia esiste: si tratta “semplicemente” di scoprirla! 

“Più di quattromila disegni stilistici, dieci modelli in scala, un modello per la galleria del vento, due modelli in scala 1:1 e innumerevoli idee, ricerche e sperimentazioni su otto prototipi completi per un lavoro di team durato più di sei anni. Ci abbiamo messo la passione, lo sforzo ed il sacrificio, nell’intento di creare qualcosa senza tempo e all’avanguardia della tecnologia.
Dopo essere stato completamente assorbito da questo faticoso processo creativo, l’ideale rappresentato dal progetto è divenuto per me talmente intimo che qualsiasi tentativo di descriverlo mi sarebbe sembrato inadeguato.
Quasi per caso ritrovai un vecchio articolo di Robert Puyal, in cui descriveva la prima Zonda nel 1999 in modo sorprendentemente perspicuo, seguendo un principio di semplicità ed eleganza analogo a ciò che ho ricercato dal primo giorno nel nuovo progetto.
E’ così che ho suggerito ai colleghi della comunicazione di invitarlo perché raccontasse lui stesso questa nuova tappa del nostro viaggio.”Pagani signature
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