All’inizio del 1974, a 18 anni, Horacio Pagani si iscrisse all’indirizzo di Industrial Design presso la facoltà di Belle Arti dell’Università Nazionale di La Plata. Si stabilì in città, a 450 km da Casilda, presso una tipica residenza per studenti, con l’intenzione di trascorrere laggiù i successivi cinque anni della sua vita. All’epoca l’Argentina era scossa da fermenti politici. Il corso frequentato da Horacio perse l’anno accademico in ragione delle reiterate sospensioni delle lezioni.
Dal momento che il successivo anno a La Plata si riapriva all’insegna dei medesimi problemi, Horacio decise d’iscriversi a Ingegneria meccanica presso la facoltà d’Ingegneria dell’Università Nazionale di Rosario. Tuttavia, con il trascorrere dei mesi, un graduale senso di frustrazione si impadronì del suo animo: tutto ciò che maggiormente lo aveva appassionato sino a quel momento sembrava lontano anni luce.
Aveva sperimentato in prima persona il piacere di partire da un semplice schizzo, per poi perfezionarlo, individuare nuovi orizzonti estetici, armonizzarli con le possibilità tecniche, selezionare i materiali idonei, realizzare il lavoro più squisitamente manuale, per vederlo infine realizzato in un affascinante oggetto di design. Si rese conto che la teoria, per quanto importante fosse, avrebbe finito per sottrargli cinque degli anni più creativi della sua vita. Nessuna facoltà universitaria lo soddisfava appiena, nessuna che insegnasse sia l’arte che la scienza, come predicava invece Leonardo. Non c’era troppo da pensarci su: il suo futuro non era nelle lontane aule universitarie, bensì a Casilda, con l’intenzione di continuare il suo apprendistato da autodidatta.