Nella solitudine di un quartiere cittadino scarsamente popolato e distante da casa, Horacio iniziò a vivere i suoi giorni e a sviluppare i suoi lavori, invitando gli amici e chiunque avesse voluto accompagnarlo in quel luogo che, con malcelato orgoglio, usava definire “la mia fabbrica”.
Il “Tajer” di 80 metri quadrati, realizzata con blocchi di mattoni forati, tetto in lamiera ondulata e dotata di elementari utensili manuali, fu operativa in soli quattro mesi.
Quella fabbrica, il cui unico operaio era Horacio, iniziò immediatamente a produrre. Il primo ordine che ricevette consisteva in un set di panche alte per il bancone di un nuovo bar cittadino; le panche dovevano essere provviste di poggiapiedi, alcune parti dovevano essere realizzate in ferro a vista, altre dovevano essere cromate o verniciate a caldo, mentre sedute e schienali dovevano essere rivestiti in pelle pregiata.