Il rapporto appassionato iniziò molti anni prima che Horacio Pagani lavorasse per la casa modenese. Era affascinato dai disegni di Bertone: nutriva una viva ammirazione e avvertiva una grande sintonia di stile nei confronti del grande designer, padre delle Lamborghini più affascinati di ogni tempo, la Miura e la Countach. L’incontro con Alfieri si rivelò positivo. L’ingegnere fu impressionato dai lavori che gli venivano mostrati e finì per offrirgli di partecipare a un progetto appena avviato, la LM. Horacio Pagani fu il primo a credere nella tecnologia dei materiali compositi; comprò, contro il volere della Lamborhini, un Autoclave di tasca propria per sviluppare anche per la stessa lamborghini, nuove soluzioni per la carrozzeria ed il telaio. Quando Lamborghini intraprese il progetto della vettura denominata P140 contattò, oltre al centro stile della Chrysler, tutti i designer che avevano sviluppato per anni i modelli della casa di Sant’Agata, ovvero Bertone e Gandini. Pagani sviluppò per conto suo una vasta serie di proposte, arrivando, per alcune di esse, a produrre anche il modello in scala.
La P140 doveva essere una “piccola” Lamborghini da affiancare alla nascente Diablo che avrebbe sostituito la Countach, come modello top della produzione. La P140 di Pagani anticipa alcune delle soluzioni adottate, molti anni più tardi, sulla Gallardo. Nel 1985 Horacio Pagani ed il suo team costruisce la prima vettura al mondo totalmente in materiali compositi, la Countach Evoluzione, che detterà le basi per tutte le future applicazioni della fibra di carbonio e dei materiali compositi nell’industria automobilistica. Due anni dopo, in occasione del venticinquesimo anniversario dell’azienda, si decise di riprendere il progetto di revisione della Countach e il lavoro fu affidato a Horacio Pagani, anziché ai designer tradizionali, il che rappresentò per lui una grande occasione. Disegnò rapidamente alcune soluzioni per le parti nuove dell’auto, che poi fu realizzata ed ebbe uno straordinario successo commerciale. Nei primi anni ’90 Horacio si cimentò nella progettazione di una nuova vettura, che avrebbe dovuto assere prodotta per il 30° anniversario della casa di Sant’Agata.
Il progetto, denominato L30, non vide mai la luce, ma la ricerca formale di Pagani proseguì fino alla definizione del modello in scala 1:5. Nello stesso periodo Pagani collabora con lo staff Lamborghini che si occupa della Diablo 30° Anniversary, per la quale realizzò un certo numero di componenti, tra cui il paraurti anteriore. Altri progetti di restyle, come la Grand Cherokee che la Lamborghini avrebbe dovuto produrre per il colosso Chrysler, arrivarono a buon punto e poi si fermarono, travolti dalla situazione economica negativa scatenata dalla Guerra del Golfo. Lo stallo creato dagli eventi bellici e la crisi di oltreoceano convinsero Pagani a orientare la propria ricerca altrove. Dato che poco del suo inteso lavoro di progetto aveva visto la luce sotto forma di vetture effettivamente prodotte, iniziò a dare vita al suo sogno più ambizioso: una supercar tutta sua. In questa vettura finì per sintetizzare tutti i migliori elementi di design apparsi nei precedenti progetti.